Academia.eduAcademia.edu
Donato Labate Gli impianti produttivi della collina modenese in età romana: note sulla produzione di ceramica e di lucerne fig. 15 – Savignano sul Panaro, podere Pratoguarrato. Mattone con bollo della fornace FORTIS. Le recenti indagini archeologiche (ricognizioni di superficie e scavi) condotte nel territorio di Savignano sul Panaro, ubicato sulle prime colline del Modenese, e l’edizione dell’Atlante dei Beni Archeologici della collina modenese1 hanno consentito di acquisire nuovi dati sulla produzione della ceramica in età romana nel Modenese. Mutina, per esplicita attestazione pliniana, è celebrata in età alto imperiale per la produzione ceramica. Le attestazioni archeologiche, oltre a confermare la fonte letteraria, ne chiariscono la rilevanza e l’ampio arco temporale che va dall’età repubblicana al Tardoantico. Per tutta l’età romana Mutina è, pertanto, da considerare un centro di eccellenza per la produzione fittile e in particolare per la produzione di lucerne. Nel Savignanese, nel podere Pratoguarrato si è voluta ubicare l’officina di FORTIS, il maggiore produttore di lucerne del mondo romano, grazie al rinvenimento della famosa “lastra fittile”; si tratta in realtà del frammento di un mattone sesquipedale con una bugna (mamillae) e bollo AD FORN CAT / L AEMILI / FORTIS (fig. 15)2. Dallo stesso sito, provengono anche dei manufatti (matrici e scarti di cottura) che attestano la presenza di impianti produttivi annessi ad una villa urbano-rustica, al pari della villa di podere Melda di Sotto che ha restituito i mosaici oggetto di studio di questo catalogo. Anche da podere Melda provengono scarti di cottura di ceramica tardoantica scoperti sia nell’800, negli scavi di Arsenio Crespellani, sia più recentemente a seguito delle ricognizioni di superficie condotte da Ivan Zaccarelli3. Tra i reperti recuperati da Crespellani figura il fondo di una brocca in ceramica depurata grigia con rivestimento vetroso grigio (fig. 16) da riferire certamente ad uno scarto di produzione di ceramica a rivestimento rosso vetrificato dall’alta temperatura raggiunta in fornace. La conferma della presenza d’impianti produttivi a podere Melda si è avuta nelle ricognizioni di Ivan Zaccarelli che ha localizzato, a sud degli affioramenti principali della pars rustica della villa, un’area con affioramenti di scarti di cottura relativi sia a laterizi che a ceramica (fig. 41). In particolare è stato recuperato uno scarto con diverse pareti di ceramiche comuni semivetrificate e fuse insieme, da riferire verosimilmente a produzioni tardoantiche la cui presenza è testimoniata anche da frammenti di ceramica a rivestimento rosso con difetti di cottura4. Atlante 2009. PARRA 1983c; MICHELINI 1988; Scheda SV 14 (F. GUANDALINI), in Atlante 2009, I, p. 182-185, ivi bib prec.; LABATE 2010a, pp. 28-30. 3 Scheda SV 64 (C. CORTI), in Atlante 2009, I, pp. 190-191. 4 Cfr. in questo volume il contributo di C. CORTI. 1 2 33 DONATO LABATE L’insediamento sparso della collina è spesso dotato di impianti produttivi. Nel territorio collinare sono stati censiti 52 insediamenti con fornaci, 38 associati all’insediamento sparso (18 a ville urbano-rustiche e 20 a fattorie)15 e 14 da riferire a veri e propri complessi produttivi (alcuni con più fornaci) apparentemente separati dagli insediamenti rustici, anche se non è affatto da escludere la loro pertinenza alla proprietà fondiaria di alcuni di essi. Nel complesso, nella fascia collinare, il rapporto tra impianti produttivi e l’insediamento sparso è di poco più di un impianto ogni tre insediamenti16. fig. 16 – Savignano sul Panaro, podere Melda di Sotto. Scarto di cottura di ceramica verniciata tarda. La presenza di impianti per la produzione fittile in relazione agli insediamenti rustici nell’agro mutinense è molto diffusa e tali produzioni sono da considerare parte integrante dell’economia agricola con sfruttamento delle risorse naturali (argilla, acqua e legno) per la lavorazione e produzione di laterizi e ceramica. La collina, in particolare, ha restituito testimonianze davvero significative di tale vivacità. Tra le peculiarità emerse in tutti gli scavi realizzati nel territorio collinare vi è la presenza d’impianti per la produzione fittile5. Nel complesso sono stati sottoposti ad indagini archeologiche otto insediamenti: cinque da riferire a fornaci o a complessi produttivi (Torre delle Oche a Maranello6, Gemintone a Sassuolo7, Grillenzona a Solignano di Castelvetro8, Campo Sportivo a Castelvetro9), tre ad insediamenti rustici con annessi impianti produttivi (Melda di Sotto a Savignano10, Montegibbio a Sassuolo11, Castelletto a Spilamberto12) ed uno da riferire ad un probabile vicus con impianti produttivi13 (Ergastolo a Spilamberto)14. Della distribuzione degli impianti produttivi in collina, della loro articolazione, del rapporto tra questi e l’insediamento sparso, sul tipo di produzioni e cronologia si è già trattato in altra sede17. In questo lavoro si prenderanno in esame le produzioni attestate nel Savignanese: a partire dalle più recenti, le ceramiche tardoantiche presenti a podere Melda e a Pratoguarrato, fino a quelle più antiche, le lucerne a canale documentate a Pratoguarrato. L’importanza di queste produzioni e in particolare quella delle lucerne a canale sarà evidenziata con le novità emerse dai recenti rinvenimenti del Modenese18. Per quanto concerne le produzioni di ceramiche tardoantiche l’area pedecollinare si è rivelata particolarmente attiva in questo settore produttivo: oltre le fornaci di Melda19 e Pratoguarrato20, da cui provengono tre rotelle (fig. 18) per decorare le tese dei piatti tardoantichi, scarti di cottura dei medesimi e una matrice con serie di impressioni circolari a contorno di una figura animale (fig. 19) del IV-V sec. d.C.21, è da segnalare anche il com- LABATE 2010a, p. 24. Scheda MA 13 (N. GIORDANI), in Atlante 2009, I, pp. 253-255. 7 Scheda SA 22 (N. GIORDANI), in Atlante 2009, I, pp. 285-287. 8 LABATE 2010a, pp. 27 e 29; ID. 2006, p. 36. Nella Carta Archeologica della Provincia di Modena la fornace scavata nel podere Grillenzona è indicato con la sigla CV 195. 9 Scheda CV 12 (N. GIORDANI), in Atlante 2009, I, pp. 127-128; LABATE 2006. 10 Scheda SV 64 (C. CORTI), in Atlante 2009, I, pp. 190-191. 11 Scheda SA 24 (F. GUANDALINI), in Atlante 2009, I, pp. 287-290. 12 Scheda SP 8 (N. GIORDANI), in Atlante 2009, II, pp. 160-162. 13 Scheda SP 101 (F. BENASSI, D. LABATE), in Atlante 2009, II, pp. 169-170. 14 In tre casi, Montegibbio, Giumentone ed Ergastolo la presenza delle fornaci sembra collegata ad un’area sacra. Per una possibile relazione tra i sacra e gli impianti produttivi cfr. i recenti contributi di Maria Teresa Pellicioni (PELLICIONI 2010; EAD. 2012). 15 Le fornaci sono maggiormente attestate vicino alle ville (40% dei casi) e in misura minore vicino alle fattorie (21% dei casi) cfr. LABATE 2010a, p. 25. 16 La stessa percentuale è documentata nell’agro centuriato a sud di Mutina nell’area di Baggiovara (LABATE 2011, p. 25. In questa zona tutte le ville urbano rustiche attestate nelle 25 centurie prese in esame sono dotate di impianti produttivi. La percentuale si riduce ad 1/5 se si prendono in esame tutti gli insediamenti sparsi documentati nel territorio della provincia di Modena: dalla pianura alla montagna sono stati censiti 114 siti con impianti produttivi si un totale di circa 700 insediamenti rustici di età romana (LABATE 2003, pp. 35-36). 17 LABATE 2010c. 18 LABATE 2010a; ID. 2012. 19 Cfr. infra contributo di CORTI. 20 Cfr. supra nota 2. 21 La datazione della matrice, che raffigura probabilmente un pesce, potrebbe datarsi al Tardoantico per la presenza delle impressioni circolari attestate sia sulle rotelle tardoantiche di Pratoguarrato sia sulle matrici di Cà del Cristo riferibili allo steso periodo. La matrice veniva forse utilizzata per ricavare decorazioni a rilievo sulle pareti di grandi coppe, come quelle prodotte a Cà del Cristo (cfr nota 22). 5 6 34 GLI IMPIANTI PRODUTTIVI DELLA COLLINA MODENESE IN ETÀ ROMANA: CERAMICA E LUCERNE fig. 17 – Distribuzione degli insediamenti (fattorie, ville e impianti produttivi) nella collina modenese. 1. Savignano, Melda di Sotto; 2. Spilamberto, Castelletto; 3. Spilamberto, Ergastolo; 4. Castelvetro, Campo Sportivo; 5. Castelvetro, Grillenzona; 6. Maranello, Torre delle Oche; 7. Sassuolo, Montegibbio; 8. Sassuolo, Gemintone. A. Savignano, Melda di Sotto (ceramica a rivestimento rosso, ceramica comune); B. Savignano, Pratoguarrato (ceramica a rivestimento rosso, lucerne, ceramica comune); C. Spilamberto, Ergastolo (ceramica comune, anforette, ceramica a pareti sottili); D. Castelvetro, Collecchio (ceramica da cucina) E. Castelvetro, Ariano (ceramica comune); F. Castelvetro, Campo Sportivo (ceramica comune, anforette); G. Castelvetro, Agnano (ceramica comune); H. Castelvetro, Molza-San Pietro (ceramica comune, anforette); I. Castelvetro, Medusi (ceramica comune); L. Castelvetro, Riva di Sotto (ceramica comune); M. Castelvetro, Borgorondoni (ceramica con rivestimento rosso); N. Castelvetro, Grillenzona (ceramica con rivestimento rosso, ceramica comune); O. Castelnuovo, Cà del Cristo (ceramica comune con decorazione a rilievo, ceramica a rivestimento rosso); P. Maranello, Torre delle Oche (anfore); Q. Sassuolo, Giumentone (anforette); R. Sassuolo, Montegibbio (ceramica comune). plesso produttivo di Castelnuovo-Cà del Cristo22 da cui provengono numerose matrici di ceramica con decorazione a rilevo per grandi coppe (fig. 20) e scarti di cottura di ceramica a rivestimento rosso23. Questa produzione è inoltre presente nella fornace Grillenzona e in quella di Borgorondoni con numerosi frammenti di ceramica a rivestimento rosso e alcuni scarti di cottura24. Per quanto concerne la produzione di lucerne Pratoguarrato ha restituito una lucerna a canale con firma PHOETASPI, probabile scarto di cottura, e quattro matrici: tre da riferire alla produzione di lucerne a canale aperto ed una alla produzione verosimilmente di lucerne tardo repubblicane (fig. 22). Quest’ultima, per il tipo di vasca con il fondo piatto, si avvicina molto alle matrici delle lucerne tardo repubblicane rinvenute a Magreta e Cittanova25. La datazione al Tardoantico delle matrici di di Cà del Cristo è suggerita dal rinvenimento di un frammento di parete di ceramica con gli stessi motivi decorativi di una delle matrici di Cà del Cristo rinvenuto in uno dei pozzi tardoantichi di San Cesario. 22 Scheda CR 1 (D. LABATE), in Atlante 2009, II, pp. 20-21. 23 Si sono inoltre rinvenuti scarti di cottura di ceramica comune, di laterizi (esagonette, coppi, tegole) e forse di terra sigillata ed inoltre distanziatori da fornace di forma tronconica uno dei quali saldato, per difetto di cottura, ad alcune coppe di ceramica comune con decorazione a rilevo (LABATE 2010a, pp. 28-29). 24 LABATE 2010a, p. 29. 25 Per Magreta cfr. PARRA 1983b e da ultimo cfr. scheda FO 40 (D. LABATE, R. MUSSATI, C. STOPPANI), in Atlante 2009, 2, pp. 285-290 ivi bib. prec.; GIORDANI 2001. Per Cittanova cfr. LABATE, PALAZZINI 2009; LABATE 2009; ID. 2010b; ID. 2012. 35 DONATO LABATE fig. 18 – Savignano sul Panaro, podere Pratoguarrato. Matrici a rotelle per decorare la tesa di piatti tardoantichi. fig. 19 – Savignano sul Panaro, podere Pratoguarrato. Matrice con figura stilizzata di un mammifero. fig. 20 – Castelnuovo Rangone, podere Cà del Cristo. Matrice per la produzione di ceramica con decorazione a rilievo. fig. 21 – Savignano sul Panaro, podere Pratoguarrato. Matrici per la produzione di lucerne a canale aperto. 36 GLI IMPIANTI PRODUTTIVI DELLA COLLINA MODENESE IN ETÀ ROMANA: CERAMICA E LUCERNE Questi ultimi rinvenimenti gettano nuova luce sulla produzione delle lucerne a canale ed in particolare sulle officine di FORTIS e PHOETASPI attive nel Modenese30. Di questi due produttori è stata di recente localizzata a Modena una delle fornaci per la cottura di lucerne: a canale chiuso in viale Reiter e a canale aperto nel parco Novi Sad31. In queste zone, collocate nel suburbio di Mutina, sono state scoperte le discariche delle fornaci contenenti un numero considerevole di scarti di cottura di lucerne a canale di diversi produttori. Particolarmente significativo è il rinvenimento di Viale Reiter per la presenza nello stesso contesto degli scarti di cottura di lucerne a canale chiuso con le firme di cinque diversi produttori: FORTIS, STROBILI, COMMUNIS, PHOETASPI ed EVCARPI (figg. 23-24). Si tratta dei maggiori produttori di lucerne che fabbricavano contemporaneamente diverse forme di lucerne a canale chiuso (fig. 24)32. Gli scarti delle lucerne sono stati rinvenuti associati a scarti di cottura di altre produzioni fittili (ceramica comune, ceramica verniciata alto imperiale, terra sigillata norditalica, anfore Dressel 2-5, mattonelle pavimentali) che concorrono a datare il contesto alla prima metà del I secolo d.C. L’inizio della produzione delle lucerne a canale, riferito ai primi decenni del I sec. d.C. o all’inizio dell’età flavia, è ancora molto discusso33: i rinvenimenti di Modena, a cominciare dalle attestazioni della Cassa di Risparmio34 a quelle più recenti di Viale Reiter e Novi Sad, consoliderebbero una datazione dell’inizio della produzione di questo tipo di lucerne già nel corso dell’età augustea-tiberiana. A sostegno di questa datazione sarebbero da annoverare altre due attestazioni modenesi: la prima dalla necropoli di Cittanova: la Tomba 61 ha restituito una lucerna a canale chiuso (tipo Buchi IX b) con firma SABINI associata ad un piatto a vernice nera (Morel 2277), con bollo in planta pedis AMAND[I], databile non oltre l’età tiberiana35; la seconda dalla fig. 22 – Savignano sul Panaro, podere Pratoguarrato. Matrice per la produzione di lucerne repubblicane (?). Di matrici per lucerne il territorio di Modena ha restituito un numero davvero significativo26 che, associato al consistente numero di scarti di cottura, fa di Mutina certamente uno dei centri più importanti per la fabbricazione di lucerne dalla tarda età repubblicana all’alto impero. Nel complesso sono attestate le produzioni di lucerne repubblicane, del tipo a matrice di tradizione ellenistica; lucerne tardo repubblicane/augustee, del tipo Dressel 3; lucerne di età alto imperiale, del tipo a volute e a canale. Ai noti rinvenimenti di Magreta (lucerne di tradizione ellenistica, a volute e a canale) e di Savignano sul Panaro (lucerne a canale aperto), si sono aggiunti in questi anni i nuovi rinvenimenti di Cittanova (lucerne di tradizione ellenistica e di tipo Dressel 3)27, di Modena, Viale Reiter (lucerne a canale chiuso)28 e di Modena, Novi Sad (lucerne a canale aperto)29. 26 Nella fornace di Magreta sono documentate 43 matrici per lucerne, tutte di tradizione ellenistica ad esclusione di due: una per lucerne a volute ed una per lucerne a canale. Dalla Fornace di Savignano sono attestate quattro matrici tre delle quali per lucerne a canale. Da Cittanova alcune decine di matrici per lucerne di tradizione ellenistica e tipo Dreseel 3 (cfr. nota prec.). 27 A Cittanova, in prossimità di un santuario di età repubblicana e a margine della strada consolare di Marco Emilio Lepido, è stato messo in luce un complesso, forse una mutatio con un grande piazzale per mercato, dotato di officine per la produzione di lucerne. Oltre le fornaci (ne sono state individuate tre di forma circolare e di tipo verticale di tradizione etrusca) sono state recuperate numerose matrici per lucerne e tanti scarti di produzioni di lucerne deformate o vetrificate (LABATE 2009). Si tratterebbe del secondo impianto modenese, con quello di Magreta, di produzione di lucerne ellenistiche e del primo impianto produttivo di lucerne tipo Dressel 3 a cui forse è da aggiungere un secondo impianto attestato nel Carpigiano, come farebbe supporre il ritrovamento di scarti di cottura di questo tipo di lucerne (CORTI 2004, p. 183). 28 LABATE 2010b. 29 LABATE 2012. 30 Cfr. nota 2. 31 Cfr. note 28 e 29. 32 Si producevano contemporaneamente i tipi IXa, IXb e IXc del Loeschcke (per la descrizione dei tipi cfr. BUCHI 1975). 33 Cfr. da ultimo FERRARESI 2004, ivi bib. prec. 34 MACCHIORO 1988, p. 431, figg. 359-361. 35 LABATE 2010b, p. 326. La necropoli ha restituito 144 sepolture (I sec. a.C.-II sec. d.C.) in parte edite. La Tomba 61 è esposta nelle vetrine del Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena (GIORDANI, LOSI 1993). 37 DONATO LABATE fig. 23 – Modena, Via Reiter. Scarti di cottura di lucerne a canale chiuso con le firme dei produttori. fig. 24 – Modena, Via Reiter. Parte anteriore delle lucerne a canale chiuso. necropoli di Novi Sad: la Tomba 365 conteneva una lucerna a canale chiuso (tipo Buchi IXc) che reca sul fondo la firma, con caratteri rovesciati, M FORTIS F, da sciogliere M(utina) / FORTIS / F(ecit). Quest’ultima lucerna è di particolare interesse in quanto si tratterebbe della seconda testimonianza della firma FORTIS associata al territorio di produzione: della prima, da Casaleone presso Verona, si conosce la firma M FORTIS F ma non il tipo di lucerna ed i caratteri del bollo36, la lucerna di Novi Sad è di particolare interesse sia per il tipo d’iscrizione (sinistrosa) sia per l’inserimento della firma in un cartiglio a tabula ansata affiancato da una palmetta stilizzata (figg. 25-27). Si tratta di elementi distintivi di una datazione precoce della produzione di questo tipo di lucerne d’ascrivere all’inizio del I sec. d.C.37, datazione che trova riscontro con le lucerne a canale chiuso rinvenute negli scavi della Cassa di Risparmio di Modena, in contesti di età augustea-tiberiana e comunque in un periodo che non oltrepassa l’età claudia38. La lucerna Fortis di Novi Sad potrebbe essere considerata il protos euretès del tipo a canale in precedenza attribuito a Strobilus (dal Loeschcke in poi)39 del quale però non si conoscono esempi precoci come la nostra di Novi Sad40. Da Novi Sad provengono altre eloquenti testimonianze di ulteriori produzioni modenesi, questa volta di lucerne a canale aperto con nuove firme NSc 1901, p. 292; BUCHI 1975, p. 65; PARRA 1983c, p. 104; FORTE 1988, pp. 108 ss. Nella terra sigillata i bolli rettangolari e in tabula ansata sono tipici dell’età augustea e prototiberiana e precedono la diffusione a partire dall’età tiberiana dei bolli in planta pedis. 38 MACCHIORO 1988, pp. 431-434 ivi bib. prec. Datazione che trova conferma nei rinvenimenti del Magdalensberg (ivi). 39 PARRA 1983a. 40 Da segnalare che la lucerna di Novi Sad è stata rinvenuta in una tomba ad incinerazione (T. 365) databile entro la metà del I sec. d.C.: il corredo era composto da un asse di bronzo di M. Agrippa, emesso sotto l’imperatore Caligola (37-41 d.C.), da altre tre lucerne (una a canale chiuso con bollo FORTIS, una a canale chiuso con bollo VP BIO / F ed una lucerna a volute con disco figurato), da una coppetta Dragendorff 24-25, da un fondo di terra sigillata con bollo in planta pedis SMP, da un balsamario tubolare Isings 8 e da altri reperti meno significativi ai fini della datazione. La lucerna con bollo FORTIS in tabula ansata sembra il reperto più antico del corredo e si differenzia molto come tipo di produzione dalle altre due a canale chiuso di tipo più comune. 36 37 38 GLI IMPIANTI PRODUTTIVI DELLA COLLINA MODENESE IN ETÀ ROMANA: CERAMICA E LUCERNE figg. 25-26 – Modena, Parco Novi Sad, Tomba 365. Lucerna a canale chiuso con firma FORTIS. 25. Parte anteriore; 26. Rovescio. fig. 28 – Modena, Parco Novi Sad, discarica Sud Ovest. Scarto di produzione di lucerna a canale aperto con firma OCTAVI. e alla policne la firma FORTIS, presente su una tricline con presa raffigurante il busto di Giove (figg. 30-31). Il contesto di rinvenimento si data tra la seconda metà del I e l’inizio del II sec. d.C41. Complessivamente, dai rinvenimenti modenesi di questi ultimi anni, è possibile riferire a Mutina ben sette produttori FORTIS, STROBILI, COMMVNIS, PHOETASPI, EVCARPI, OCTAVI e CASSI ai quali sarebbero d’aggiungere altri quattro produttori FADIVS, MENANDER, CERINTHVS e PRISCVS noti dalle attestazioni epigrafiche42: le firme di 11 produttori, ai quali si dovrebbe aggiungere il nome CAELI, documentato su una lucerna a canale aperto fig. 27 – Modena, Parco Novi Sad, Tomba 365. Firma FORTIS entro cartiglio. di produttori. Da una grande discarica sono stati recuperati diversi scarti di cottura sia di lucerne a canale aperto del tipo forma corta (figg. 28-29) sia del tipo policne (fig. 30), varianti del tipo Buchi Xa. Alla forma corta appartengono la firme di OCTAVI e CASSI (la prima con una presa ad anello e la seconda con le comuni borchiette sulla spalla) 41 42 LABATE 2012; Novi Sad 2010, p. 21. FORTE 1988; GIORDANI 2001, p. 263. 39 DONATO LABATE fig. 29 – Modena, Parco Novi Sad, discarica Sud Ovest. Scarto di produzione di lucerna a canale aperto con firma CASSI. fig. 31 – Modena, Parco Novi Sad, discarica Sud Ovest. Scarto di produzione di lucerna trilicne a canale aperto con e firma FORTIS (rovescio della lucerna della fig. 30). fig. 30 – Modena, Parco Novi Sad, discarica Sud Ovest. Scarto di produzione di lucerna trilicne a canale aperto con busto di Giove e firma FORTIS. fig. 32 – Modena, Via Viazza di Cittanova. Presa di lucerna (a volute?) con firma del produttore. con beccuccio corto43. Dodici firme tra le quali figurano i maggiori produttori ed esportatori di lucerne del mondo romano (FORTIS e STROBILI). L’importanza che rivestì nei primi secolo dell’impero la produzione modenese di lucerne a canale può fornirla indirettamente l’attestazioni di tali prodotti ad Aquileia. Se si prendono in esame le 1337 lucerne a canale edite dal Buchi con la relativa firma dei produttori emerge che i 12 produttori modenesi appaiono su circa la metà delle lucerne rinvenute negli scavi di Aquileia (614 su 1337 lucerne) e rappresentano il 46% delle attestazioni. Di queste una ragguardevole percentuale reca la firma FORTIS: 342 lucerne, pari al 26% del totale delle attestazioni aquileiesi. Sono dati rilevanti che testimoniano l’enorme capacità imprenditoriale dei produttori modenesi. Capacità celebrata da Plinio il Vecchio, che trova le radici sia nelle precedenti e non meno importanti produzioni di lucerne modenesi della tarda età repubblicana44 sia nelle meno note lucerne a volute firmate MVTINA PRISCVS F(ECIT) 45, con il toponimo in questo caso reso per esteso e senza la sola abbreviazione M (fig. 32). 43 Si tratta di uno scarto di cottura esposto nelle vetrine del civico museo di Modena tra i materiali della villa urbano-rustica della Scartazza La provenienza dalla Scartazza è ritenuta dubbia dalla Parra (PARRA 1983a, p. 82) in ogni caso si tratta di uno scarto di cottura proveniente verosimilmente dal Modenese. 44 Si tratta delle lucerne di tradizione ellenistica (Herzblattlampen e tipo Dressel 3), attestate a Magreta, nell’area dei Campi Macri, e a Cittanova in prossimità di un santuario delle quali sono note anche le firme di alcuni produttori: VAL, ALIX, IVM, T, PMA (CFR. LABATE, PALAZZINI 2009; LABATE 2010b, ivi bib. prec.) 45 GIORDANI 2001, p. 263. 40 Bibliografia Atlante 2006 Atlante 2009 BALDINI 1980 Bazzano 1992 BENEDETTI 1984 BONIFAY 2004 BREDA 2010 BROGIOLO, CHAVARRÍA ARNAU 2005 BUCHI 1975 BURGIO, CAMPAGNARI, GIORDANI 2004 CALZOLARI 1990 CALZOLARI 2008 CANOVA, PICCININI 2007 CAPOFERRO CENCETTI 1992 CARANDINI, RICCI, DE VOS 1982 CARDARELLI 1984 CARDARELLI 1988 CARDARELLI 2003 CORTI 2004 CORTI 2012 a CORTI 2012 b CORTI 2012 c CORTI, GIORDANI, LOSCHI GHITTONI 2004 CRESPELLANI 1869 CRESPELLANI 1870 Atlante dei Beni Archeologici della Provincia di Modena, II. Montagna, a cura di A. CARDARELLI, L. MALNATI, Firenze 2006. Atlante dei Beni Archeologici della Provincia di Modena, III. Collina e Alta Pianura, a cura di A. CARDARELLI, L. MALNATI, Firenze 2009. A. BALDINI, Materiali per una storia del Museo Civico di Modena, in Prospettiva 23, 1980, pp. 45-57. Un secolo di archeologia: dall’album all’informatica, Catalogo della mostra, a cura di S. SANTORO BIANCHI, Bologna 1992. B. BENEDETTI, Crespellani Arsenio, in Dizionario Biografico degli Italiani 30, 1984, p. 685. M. BONIFAY, Etudes sur la céramique romaine tardive d’Afrique (BAR International Series 1301), Oxford 2004. Il tesoro di Spilamberto. Signori Longobardi alla frontiera, a cura di A. BREDA, Spilamberto 2010. G.P. BROGIOLO, A. CHAVARRÍA ARNAU, Aristocrazie e campagne nell’Occidente da Costantino a Carlomagno, Firenze 2005. E. BUCHI, Lucerne del museo di Aquileia. I. Lucerne romane con marchio di fabbrica, Aquileia 1975. R. BURGIO, S. CAMPAGNARI, N. GIORDANI, Le ceramiche a rivestimento rosso in Emilia centro-occidentale tra tarda antichità e alto medioevo: classificazione e problemi cronologici, in Produzione e circolazione dei materiali ceramici in Italia settentrionale tra VI e X secolo, Atti del II Incontro di Studio Cer.am.Is. sulle ceramiche tardoantiche e altomedievali (Torino, 13 e 14 dicembre 2002), a cura di G. PANTÒ, Mantova 2004, pp. 129-152. M. CALZOLARI, La navigazione interna in Emilia-Romagna tra l’VIII e il XIII secolo, in Vie del Commercio in Emilia-Romagna Marche, a cura di G. ADANI, Milano 1990, pp. 115-124. M. CALZOLARI, Città dell’Emilia: Mutina. Le fonti letterarie di Modena romana, Modena 2008. M. CANOVA, F. PICCININI, Il Fondo Giuseppe Graziosi, Modena 2007. A.M. CAPOFERRO CENCETTI, Arsenio Crespellani: il disegno come fonte di acquisizione e luogo della memoria, in Bazzano 1992, pp. 72-82. A. CARANDINI, A. RICCI, M. DE VOS, Filosofiana, La villa di Piazza Armerina. Immagine di un aristocratico romano al tempo di Costantino, Palermo 1982. A. CARDARELLI, La formazione del Museo Civico e gli studi paletnologici a Modena, in Dalla Stanza delle Antichità al Museo Civico. Storia della formazione del museo Civico di Bologna, Catalogo della mostra, a cura di C. MORIGI GOVI, G. SASSATELLI, Bologna 1984, pp. 499-509. A. CARDARELLI, L’archeologia di Modena dalla Restaurazione al Dopoguerra, in Modena 1988, I, pp. 50-53. A. CARDARELLI, L’evoluzionismo di Giovanni Canestrini e la scoperta della Preistoria, in Atti della Società dei Naturalisti e Matematici di Modena 134, 2003, pp. 27-37. C. CORTI, L’ager Nord-occidentale della città di Mutina, Roma 2004. C. CORTI, L’economia della lana a Mutina, in La lana nella Cisalpina romana. Economia e società, Studi in onore di Stefania Pesavento Mattioli, Atti del Convegno (Padova-Verona, 18-20 maggio 2011), a cura di M.S. BUANA, P. BASSO, Padova 2012, pp. 213-229. C. CORTI, Il culto di Ercole e l’economia della lana a Mutina, in Pagani e Cristiani. Forme e attestazioni di religiosità del mondo antico in Emilia XI, 2012, pp. 19-40. C. CORTI, Ceramiche a rivestimento rosso della media e tarda età imperiale, in L’insediamento romano della Tesa di Mirandola (MO). Ricognizioni e scavi 1930-2011, a cura di M. CALZOLARI, F. FORONI, Firenze 2012, pp. 101-109. C. CORTI, N. GIORDANI, A.G. LOSCHI GHITTONI, Nuovi dati sulle produzioni ceramiche ad impasto grezzo nell’Emilia centro-occidentale tra tardoantico e altomedioevo, in Produzione e circolazione dei materiali ceramici in Italia settentrionale tra VI e X secolo, Atti del II Incontro di Studio Cer.am.Is. sulle ceramiche tardoantiche e altomedievali (Torino, 13 e 14 dicembre 2002), a cura di G. PANTÒ, Mantova 2004, pp. 153-174. A. CRESPELLANI, Strada Claudia alle radici dei colli modenesi, Modena 1869. A. CRESPELLANI, Marne modenesi e monumenti antichi lungo la Strada Claudia, Modena 1870. 75 BIBLIOGRAFIA CRESPELLANI 1875 CRESPELLANI 1884 CRESPELLANI 1888 CRESPELLANI 1897 CRESPELLANI 1899 CRESPELLANI 1979 CRISPO CIRIACO 1807 CRISPO CIRIACO 1825a CRISPO CIRIACO 1825b CURINA 2006 CUSCITO 1975 Décor I Décor II DEGANI 1953 DESITTERE 1992 DI PIETRO XOTTA 1992 FERRARESI 2004 FORONI 2006 FORTE 1988 GELICHI 1994 GELICHI, LIBRENTI, NEGRELLI 2005 GENITO GUALANDI 1983 GIORDANI 1992 GIORDANI 1994 GIORDANI 2000 GIORDANI 2001 GIORDANI 2002 GIORDANI, LABATE 1994 A. CRESPELLANI, Di un sepolcreto preromano a Savignano sul Panaro, Modena 1874. A. CRESPELLANI, La carta topografica delle terramare modenesi, Modena 1884. A. CRESPELLANI, Gli avanzi monumentali romani scoperti a Modena e suo contorno. Indicazione topografica con relativa mappa e dichiarazione, Modena 1888. A. CRESPELLANI, Guida del Museo Civico di Modena riordinato e diretto dal Cav. Arsenio Crespellani, Modena 1897. A. CRESPELLANI, Scavi nel Modenese (1896-1897), in Atti e Memorie Deputazione di Storia Patria Province Modenesi IX, s. IV, pp. 269-288. A. CRESPELLANI, Scavi del Modenese (1876-1898), edizione a cura di B. BENEDETTI, Modena 1979. CRISPO CIRIACO [pseudonimo di D. Crespellani], Riflessioni storiche sopra alcuni avanzi di fabbriche romane che si trovano nel Comune di Savignano, Modena 1807. CRISPO CIRIACO [pseudonimo di D. Crespellani], Ricerche intorno alla città Sabiniana, Bologna 1825. CRISPO CIRIACO [pseudonimo di D. Crespellani], Del Castello Feroniano, Bologna 1825. R. CURINA, Il complesso urbano-rustico di Casteldebole (Bologna): aspetti e forme di insediamento tra medio impero e tarda antichità, in Vivere in villa. Le qualità delle residenze agresti in età romana, a cura di J. ORTALLI (Atti del Convegno Ferrara 10-11 gennaio 2003), Quaderni degli Annali Università di Ferrara, Sezione Storia 3, Firenze 2006, pp. 129-158. G. CUSCITO, Riquadri musivi a destinazione liturgica, in Antichità Altoadriatiche VIII, 1975, p. 192. Le Décor géometrique de la mosaique romaine I. Repertoire graphique et descriptif des compositions linéaires et isotropes, a cura di C. BALMELLE, M. BLANCHARD-LEMÉE, J.P. DARMON, S. GOZLAN, M.P. RAYNAUD, Barcelone 2002. Le Décor géometrique de la mosaique romaine, II. Repertoire graphique et descriptif des décors centrés, a cura di C. BALMELLE, M. BLANCHARD-LEMÉE, J.P. DARMON, S. GOZLAN, M.P. RAYNAUD, Barcelone 2002. M. DEGANI, Reggio Emilia, Scoperte e nuovi dati topografici, in NSc 1953, p. 214. M. DESITTERE, Arsenio Crespellani, dall’antiquaria alla paletnologia, in Bazzano 1992, pp. 40-52. V. DI PIETRO XOTTA, I disegni della Collezione Crespellani conservati presso il Museo di Bazzano, in Bazzano 1992, pp. 63-71. A. FERRARESI, Le lucerne fittili delle collezioni archeologiche del Palazzo Ducale di Mantova, Mantova 2004. F. FORONI, I mosaici nel modenese: aspetti tecnici e motivi decorativi, tesi di laurea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Parma, anno accademico 20052006. M. FORTE, Lucerne, in Modena 1988, II, pp. 105-123. S. GELICHI, Pozzi-deposito e tesaurizzazioni nell’antica regio VIII-Aemilia, in Il tesoro nel pozzo. Pozzi-deposito e tesaurizzazione nell’antica Emilia, a cura di S. GELICHI, N. GIORDANI, Modena 1994, pp. 15-48. S. GELICHI, M. LIBRENTI, C. NEGRELLI, La transizione dall’Antichità al Medioevo nel territorio dell’antica Regio VIII, in Dopo la fine delle ville: le campagne dal VI al IX secolo, a cura di G.P. BROGIOLO, A. CHAVARRIA ARNAU, M. VALENTI, Mantova 2005, pp. 52-80. M.C. GENITO GUALANDI, Cultura materiale dell’Emilia Romagna: un’indagine interpretativa sulla presenza di fornaci e officine ceramiche di età romana, in Studi sulla città antica. L’EmiliaRomagna, Roma 1983, pp. 399-462. N. GIORDANI, Analisi del popolamento rurale tra Modena e Bologna in età romana, in Bazzano 1992, pp. 249-263. N. GIORDANI, Produzioni artigianali dai pozzi-deposito. 1.2 Le ceramiche verniciate, in Il Tesoro nel Pozzo. Pozzi-deposito e tesaurizzazioni nell’antica Emilia, a cura di S. GELICHI, N. GIORDANI, Modena 1994, pp. 85-88. N. GIORDANI, Territorio e produzioni: gli impianti artigianali, in Aemilia. La cultura romana in Emilia Romagna dal III sec. a.C. all’età costantiniana, a cura di M. MARINI CALVANI, Bologna, pp. 353- 363. N. GIORDANI, L’economia del territoiro di Mutina in età romana, in Pondera. Pesi e Misure nell’Antichità, a cura di C. CORTI, N. GIORDANI, Campogalliano (MO) 2001, pp. 253-270. N. GIORDANI, La fornace romana di Sassuolo e la produzione fittile nella colonia di Mutina, in Sassuolo, una città , la sua storia, la sua anima, a cura di G. FERRARINI, M. STADIOTTI, A. STADIOTTI, Milano 2002, pp. 12-25. N. GIORDANI, D. LABATE, L’insediamento rurale in Emilia centrale, in Il tesoro nel pozzo. Pozzi-deposito e tesaurizzazione nell’antica Emilia, a cura di S. GELICHI, N. GIORDANI, Modena 1994, pp. 133-168. 76 BIBLIOGRAFIA GIORDANI, LOSI 1993 GIORGI 2006 Graziosi 2003 GUANDALINI 1984 LABATE 2003 LABATE 2006 LABATE 2009 LABATE 2010a LABATE 2010b LABATE 2010c LABATE 2011 LABATE 2012 LABATE, MALNATI, PALAZZINI 2009 LABATE, PALAZZINI 2009 LABATE, RAIMONDI 2010 LOCATELLI 2009 LUGLI 2010 LUGLI et al. 2009 LUGLI et al. 2010 MACCHIORO 1988 MALAVOLTI 1949-50 MALNATI 2006 MICHELINI 1988 Modena 1988 MORANDI 2007 NEGRELLI 2010 N. GIORDANI, A. LOSI, Modena, loc. Cittanova, Cavo Diversivo. Rinvenimenti dell’età del ferro e romana, in Studi e Documenti di Archeologia VIII, 1993, pp. 325-326. E. GIORGI, La via Cassiola e le altre strade della valle del Reno, in La linea e la rete. Formazione storica del sistema stradale in Emilia-Romagna, Milano 2006, pp. 256-261. Giuseppe Graziosi dalla fotografia al quadro. Opere 1900-1942, Catalogo della mostra, Modena 2003. La Gipsoteca di Giuseppe Graziosi, a cura di G. GUANDALINI, Modena 1984. D. LABATE, Il Modenese: archeologia di una provincia dalla preistoria all’età moderna, in Modena una provincia allo specchio, Milano 2003, pp. 16-44. D. LABATE, Castelvetro. Archeologia e ricerche topografiche, Firenze 2006. D. LABATE, Le lucerne tardorepubblicane, in Mutina oltre le mura. Recenti scoperte archeologiche sulla via Emilia, a cura di L. MALNATI, S. PELLEGRINI, I. PULINI, Modena 2009, pp. 52-53. D. LABATE, Il popolamento in età romana della collina modenese: l’insediamento e gli impianti produttivi, in L’insediamento di Montegibbio. Una ricerca interdisciplinare per l’archeologia, a cura di F. GUANDALINI, D. LABATE, Atti del Convegno (Sassuolo, 7 febbraio 2009), Firenze 2010, pp. 21-30. D. LABATE, Note sulla produzione di lucerne a Modena: i nuovi rinvenimenti, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi XXXII, s. XI, 2010, pp. 325-327. D. LABATE, Impianti produttivi e insediamento nella collina modenese in età romana, in La produzione laterizia nell’area appenninica della Regio Octava Aemilia, a cura di G. BOTTAZZI, P. BIGI, Giornata di studi (San Marino, 22 ottobre 2008), San Marino 2010, pp. 129-138. D. LABATE, L’agro centuriato di Mutina: l’insediamento romano nell’area di Baggiovara, in L’insediamento etrusco e romano di Baggiovara (MO). Le indagini archeologiche e archeometriche, a cura di D. LABATE, D. LOCATELLI, Firenze 2011. D. LABATE, Nuovi dati sulla produzione di lucerne a Modena: i rinvenimenti di Cittanova e di Novi Sad, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi XXIV, s. XI, 2012, pp. 386-388. D. LABATE, L. MALNATI, C. PALAZZINI, Il Santuario, in Mutina oltre le mura. Recenti scoperte archeologiche sulla via Emilia, a cura di L. MALNATI, S. PELLEGRINI, I. PULINI, Modena 2009, pp. 47-50. D. LABATE, S. PALAZZINI, Modena, Cittanova. Impianti produttivi di età romana repubblicana, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi XXXI, s. XI, 2009, pp. 311-313. D. LABATE, N. RAIMONDI, Modena, Viale Reiter. Impianti produttivi di età romana, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi XXXII, s. XI, 2010, pp. 334-336. D. LOCATELLI, In agro qui proxime Boiorum ante Tuscorum fuerati. L’età del ferro in collina e nell’alta pianura, in Atlante 2009, I, pp. 59-75. S. LUGLI, Dall’Egitto all’Istria: viaggio tra le pietre di Modena, in Geologia urbana di Modena: sostenibilità ambientale e territoriale. Atti del convegno (21 novembre 2008), Modena 2010, pp. 31-41. S. LUGLI, C.A. PAPAZZONI, S. GAVIOLI, C. MELLONI, G. ROSSETTI, S. TINTORI, R. ZANFROGNINI, Le pietre della torre Ghirlandina, in La torre Ghirlandina, un progetto per la conservazione, a cura di R. CADIGNANI, Bologna 2009, pp. 96-117. S. LUGLI, S.T. LEVI, E. NARDELLI, S. MARCHETTI DORI, Dai mosaici agli intonaci: caratteristiche e provenienza dei materiali da costruzione e delle ceramiche dell’abitato di Montegibbio, in L’insediamento romano di Montegibbio. Una ricerca interdisciplinare per l’archeologia. Atti del convegno (Sassuolo 7 febbraio 2009), a cura di F. GUANDALINI, D. LABATE, Firenze 2010, pp. 59-64. S. MACCHIORO, Il sondaggio stratigrafico nella sede centrale della Cassa di Risparmio di Modena (1985-1986). I materiali, in Modena 1988, I, p. 431, figg. 359-361. F. MALAVOLTI, Arsenio Crespellani paletnologo, in Emilia Preromana 2, 1949-50, pp. 157-160. L. MALNATI, Il Frignano tra Etruschi e Liguri, in Atlante 2006, pp. 69-77. C. MICHELINI, Il territorio di Savignano sul Panaro in età romana: le testimonianze ottocentesche e i materiali, in Modena 1988, I, pp. 534-542. Modena dalle origini all’anno Mille. Studi di Archeologia e Storia, Catalogo della Mostra, Modena 1988. F. MORANDI, Opere plastiche, in CANOVA, PICCININI 2007, pp. 45-64. C. NEGRELLI, Tra Adriatico e Po: commerci e produzioni locali nelle città e nelle campagne tardoantiche, in Ipsam nolam barbari vastaverunt. L’Italia e il Mediterraneo occidentale tra il V secolo e la metà del VI, Atti del convegno internazionale di studi (Cimitile-Nola-Santa Maria Capua Vetere, 18-19 giugno 2009), a cura di C. EBANISTA, M. ROTILI, Cimitile (NA) 2010, pp. 27-44. 77 BIBLIOGRAFIA Novi Sad 2010 ORTALLI 1994 ORTALLI 1996 ORTALLI 1998 ORTALLI 2009 ORTALLI 2012 PARRA 1983a PARRA 1983b PARRA 1983c PELLICIONI 2010 PELLICIONI 2012 PETRUCCI 2007 PICCIRILLO 1981 REYNOLDS 2005 RINALDI 1987 RINALDI 1992 RINALDI c.s. RUSSO 2008 SCAGLIARINI CORLAITA 1992 STEFANI 2007a STEFANI 2007b TARPINI 2001 TIRABOSCHI 1825 VITALI 1981-1982 ZOVATTO 1971 D. LABATE, M. LIBRENTI, S. PELLEGRINI, I. PULINI, Parco Novi Sad.Archeologia di uno spazio urbano, Catalogo della Mostra, Modena 2010. J. ORTALLI, L’insediamento rurale in Emilia centrale, in Il tesoro nel pozzo. Pozzi-deposito e tesaurizzazione nell’antica Emilia, a cura di S. GELICHI, N. GIORDANI, Modena 1994, pp. 169-210. J. ORTALLI, La fine delle ville romane: esperienze locali e problemi generali, in La fine delle ville romane: trasformazioni nelle campagne tra tarda antichità e alto medioevo, I Convegno Archeologico del Garda, (Gardone Riviera, Brescia), a cura di G.P. BROGIOLO, Mantova 1996, pp. 9-20. J. ORTALLI, Assetto distributivo e funzionalità dei luoghi di produzione fittile nella Cispadana romana: Bononia e il suo territorio, in Le fornaci romane. Produzione di anfore e laterizi con marchi di fabbrica nella Cispadana orientale e nell’Alto Adriatico, Atti delle giornate Internazionali di studio (Rimini 1993), a cura di V. RIGHINI, Rimini 1998, pp. 69-87. J. ORTALLI, Modena e il suo territorio: fisionomia e peculiarità di una colonia romana, in Atlante 2009, I, pp. 76-86. J. ORTALLI, I Campi Macri. Un mercato panitalico sulla via della lana, in La lana nella Cisalpina romana. Economia e società, Studi in onore di Stefania Pesavento Mattioli, Atti del Convegno (Padova-Verona, 18-20 maggio 2011), a cura di M.S. BUSANA, P. BASSO, Padova 2012, pp. 195-211. M.C. PARRA, La villa della Scartazza, in Misurare la terra: centuriazioni e coloni nel mondo romano. Il caso Modenese, Modena 1983, pp. 67-88. M.C. PARRA, La fornace di Magreta, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso Modenese, Catalogo della Mostra, Modena 1983, pp. 89-102. M.C. PARRA, La fornace di Savignano sul Panaro, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso Modenese, Catalogo della Mostra, Modena 1983, pp. 103-108. M.T. PELLICIONI, Punzoni e nominativi: spunti per ipotesi sul fenomeno della bollatura antica nella Regio Octava Aemilia, in La produzione laterizia nell’area appenninica della Regio Octava Aemilia, a cura di G. BOTTAZZI, P. BIGI, Giornata di studi (San Marino, 22 ottobre 2008), San Marino 2010, pp. 17-27. M.T. PELLICIONI, La Pansiana. Tegole romane per navigare tra le sponde, Ferrara 2012. F. PETRUCCI, Profilo di Giuseppe Graziosi, in CANOVA, PICCININI 2007, pp. 11-26. M. PICCIRILLO, Chiese e mosaici della Giordania settentrionale, Gerusalemme 1981. P. REYNOLDS, Levantine amphorae from Cilicia to Gaza: a typology and analysis of regional production trends from the 1st to 7th centuries, in LRCW1. Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean. Archaeology and Archaeometry, ed. by J. Ma. GURT I ESARRAGUERA, J. BUXWDA I GARRIGÓS, M.A. CAU ONTIVEROS, Bar International Series 1340, Oxford 2005, pp. 563-611. G. RINALDI, La vita e le opere di Arsenio Crespellani, Vignola 1987. G. RINALDI, L’autobiografia di Arsenio Crespellani in Bazzano 1992, pp. 25-39. G. RINALDI, La villa e la famiglia Crespellani (da un manoscritto inedito di Arsenio Crespellani), c.s. R. RUSSO, Sorgato, lo studio modenese 1871-1932, in I Sorgato imprenditori fotografi. Lo studio modenese, a cura di R. RUSSO, Carpi 2008, pp. 11-16. D. SCAGLIARINI CORLAITA, “Antiche fabbriche”: l’architettura romana nell’archeologia emiliana dell’Ottocento in Bazzano 1992, pp. 53-62. C. STEFANI, Disegni, in CANOVA, PICCININI 2007, pp. 75-93. C. STEFANI, Regesto 1898-1908, in CANOVA, PICCININI 2007, pp. 259-294. R. TARPINI, Le ceramiche comuni: ceramica depurata, in L’insediamento preistorico e romano di Corte Vanina (località Fossa di Concordia), a cura di M. CALZOLARI, N. GIORDANI, Finale Emilia (MO) 2011, pp. 111-119. G. TIRABOSCHI, Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi, Modena 1825. D. VITALI, Sul Museo Civico Archeologico di Modena, in Emilia Preromana 9-10, 1981-82, pp. 315–324. P.L. ZOVATTO, Antichi Monumenti. Grado, Bologna 1971. 78